Il ritratto di

Shostak Bohdan
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Dalle lunghe strade verso nord a bordo del suo tir alla pace della natura e dei giardini, negli occhi e nel cuore il ricordo di chi è lontano

I suoi occhi malinconici hanno conosciuto l’interminabile nastro d’asfalto che attraversa l’Europa da est verso nord . A bordo del suo TIR, ha percorso per anni le strade dalla sua terra natale, l’Ucraina,  verso la Russia, la Moldavia e le Repubbliche Baltiche.

Giorni e notti solitarie, vivendo nei pochi metri quadrati della motrice. Ha raccolto tanti ricordi percorrendo quelle vie, da casello a casello, attraversando stati e popoli: bufere di neve da non vederci; cieli stellati che sembravano non avere fine; un bagno in un lago, una notte in Lituana, lontano dagli alberghi che non ama. Di quei giorni conserva l’abilità nell’aggiustare motori e parti meccaniche, di automobili e di camion, e un’avversione per la solitudine, che la scomparsa delle persone più care, la distanza dai suoi figli e dai suoi nipoti, di cui è un nonno affettuoso ed orgoglioso, gli fanno sentire in maniera profonda.

Shostak, Gino per i compagni di lavoro, ama da sempre il calcio: oggi è un tifoso del Milan, ma fino a 33 anni ha giocato con passione ed è stato anche allenatore; gli piacciono i film western americani e le canzoni italiane di Celentano e Al Bano. Riservato e di poche parole, della sua terra conserva l’inconfondibile accento e lo sguardo lucido di nostalgia di chi sa bene cosa la vita ti può togliere.

Una parola da dedicare al lavoro:

Lavora bene